Silone sfregiato

Ignazio Silone (Secondino Tranquilli) aveva un naso importante con una gobbetta, comune a tutti i Tranquilli
(“naso gibboso” in scheda segnaletica della polizia fascista del 16 maggio 1925)

Scheda segnaletica Silone

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Il naso di Silone, insieme ad altri dettagli, è stato ritoccato da chi lo accusa.

E’ diventato dritto, affilato, a punta, et voilà Silone somiglia a Hitler.

 La fotografia, l’immagine fisica di Silone distorta come la sua vita

 

Un strano fenomeno

A partire dal 1996 si è verificato uno strano fenomeno che ancora  suscita il clamore della stampa italiana e internazionale.

Ignazio Silone, il giovane che faceva politica con grande passione, il politico militante sempre all’opposizione — antifascista durante  il fascismo, antistaliniano mentre Stalin governava l’Internazionale comunista —  è accusato di essere stato sempre una spia, fin dal suo iniziale ingresso in politica.  Silone, preda di una doppiezza patologica,  sarebbe stato un delatore dei compagni di partito fin dall’età di diciannove anni presso la polizia politica,  mentre era a capo della federazione socialista giovanile, poi, divenuto a ventun’anni uno dei massimi dirigenti del Partito Comunista d’Italia,  presso la polizia fascista.

Silone, l’intellettuale italiano famoso all’estero, lo scrittore considerato un vertice mondiale di etica umanistica,  esponente di spicco del socialismo democratico, ha avuto i connotati, i fatti personali e storici,  cambiati  da Dario Biocca e Mauro Canali, due storici che su tale vicenda hanno costruito la loro carriera accademica.

Ma l’intera vita di Silone e la sua eredità scritta provano che su di lui c’è una sola verità e non tante verità. (Vedere “Il filo della vita”, “Cronologia” e “Le Opere”).

 

La difesa

Lo storico Giuseppe Tamburrano,  analizzate le stesse fonti archivistiche degli accusatori ha dimostrato – nei libri Processo a Silone,  la disavventura di un povero cristiano, 2001, con Gianna Granati e Alfonso Isinelli,   e ne Il “caso” Silone, 2006 – che le pretese informative di Silone alla polizia sono tutte dattiloscritte,  rigorosamente anonime e provenienti da svariate persone, mentre sull’unico documento manoscritto un perito calligrafo ha escluso sia di pugno di Silone.  Gli accusatori, in definitiva,  attribuiscono a Silone ogni documento anonimo trovato negli archivi che non sia stato attribuito ad altri.  Come ha dimostrato Giuseppe Tamburrano,  gli accusatori manipolano i documenti, aggiungendo parole inesistenti o  spostandone altre nel contesto;   pretendono che Silone non conoscesse il francese;  forniscono informazioni errate riguardo una fotografia in cui appare Silone;  attribuiscono  in  malafede  a Silone il  numero di codice  OVRA 73.

Inoltre, trascinati dall’entusiasmo per l’accoglianza ricevuta, gli accusatori si sono spinti persino a stabilire il  principio per cui l’assenza negli archivi polizieschi di una rubrica loro occorrente per supportare un’argomentazione accusatoria, dimostrerebbe, in maniera apodittica,  la presenza di Silone in questa rubrica assente!   Così, il fatto che Silone non sia elencato nella rubrica delle spie del 1938,   dimostrerebbe che Silone c’era nella rubrica del 1930 che non esiste! (Vedere  “Press Review”).

Giuseppe Tamburrano ha fornito le prove di come Silone —  a capo della struttura clandestina del partito comunista,  Silone ne aveva la necessaria competenza — si sia finto confidente subito dopo l’arresto del fratello nel 1928 per tentare di salvarlo dalla condanna a morte, inviando notizie  innocue e sballate.

Silone a quattordici anni, dopo aver aiutato a  scavare con le mani un buco tra le macerie del terremoto abruzzese del 1915,  aveva visto venire alla luce il fratellino di nove anni che ormai tutti davano per morto dopo essere rimasto sepolto cinque giorni accanto al corpo della madre.  Il fratello era l’unico membro della  famiglia rimastogli.   Tredici anni dopo doveva fare di tutto per  salvarlo una seconda volta da un altro terremoto di ben altra natura  e  farlo uscire dal baratro dei torturatori fascisti. Tant’è che poi il giovane forte e atletico morì in seguito alle torture subite:  i colpi con i sacchetti di sabbia gli avevano schiacciato il torace e lesionato i polmoni.

Ma quando l’OVRA si rese conto dell’inutilità delle notizie e della finzione, Silone rifiutò di diventare una  spia.  Lo dimostrano i documenti di archivio portati alla luce da Giuseppe Tamburrano. (Vedere “Il filo della vita”).

 

Il carattere e la confessione

Due cardini del teorema accusatorio sono diventati il carattere di Silone e la sua confessione.

Silone,  ragazzino debole e pauroso,  a Roma si sarebbe fatto plagiare da un poliziotto, sarebbe diventato un delatore di mestiere, finchè, come un decadente borghese nord europeo,  in preda ai rimorsi sarebbe andato in Svizzera perché solo lì poteva trovare i migliori sanatori d’Europa ed il migliore psicanalista al mondo per risolvere i problemi mentali e farsi insegnare a scrivere, per esempio, un Fontamara, al fine di redimersi dalle malvagità commesse.  Elizabeth Leake ha lavorato da par suo su questa tesi. (Vedere  “Character Assassination”).

Però,  siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi,  Silone, secondo gli accusatori, si sarebbe tradito lasciandosi sfuggire nei suoi scritti  parole compromettenti e rivelatrici come pazzia, tradimento, abiezione, rimorso!

Innanzi tutto la sua vita pubblica e privata contraddice totalmente il teorema accusatorio:    era tutt’altro che pavido, timoroso, plagiabile fin dall’adolescenza, e nei primi anni in Svizzera, non era affetto da turbe psichiche per motivi abietti,  aveva  problemi di ben altra natura.  Nelle difficoltà contingenti in cui si trovava a vivere stava elaborando dolorosamente un conflitto, una presa di coscienza dalla portata storica sul “Dio che è fallito”: la degenerazione dell’ideologia alla quale aveva sacrificato tutto se stesso.  (Vedere “Il filo della vita” e “Cronologia”).

Stava iniziando un cammino verso un umanesimo socialista per cui una vita umana conta più dell’astratta adesione ad un’ideologia per cui il fine giustifica i mezzi.  Nell’elaborazione di un umanesimo socialista fuori dai mostri ideologici,  stava per iniziare il cammino verso la soggettività creativa dell’arte.

Sulle sue presunte criptiche confessioni basterebbe semplicemente aver letto Silone oltre a  conoscere la sua vita.  (Vedere  “Cronologia” e “Le Opere”).     Silone non è un pittore del Rinascimento italiano che inserisce il suo autoritratto tra le figure laterali dell’opera.  Silone è uno scrittore che trasfigura le sue fortissime idee e passioni politiche, i suoi moti d’animo, le sue vicissitudini personali nel protagonista centrale di ogni suo romanzo.

La parte autobiografica nei romanzi di Silone è nei personaggi positivi,  dove la pazzia è quella del rivoluzionario di professione.  In nessun dettaglio fisico, psicologico, familiare Murica somiglia a Silone, come è stato invece asserito:  un falso consapevole e suggerito da altri, poiché gli accusatori mostrano di non avere letto tutte le opere letterarie di Silone.    Immensa poi è la delusione di Silone quando scopre il tradimento degli ideali da parte di altri, incluso il partito per cui ha combattuto.  Quanto all’abiezione, oltre ad altri casi, viene ampiamente descritto quello di cui è stato testimone, quando  vede  rubare dal cadavere di sua madre ancora sotto le macerie e non aveva ancora compiuto quindici anni.  Tale è la disperazione per ciò che ha visto e per la paura che lo ha colto  e lo fa scappare a nascondersi, da tramutarsi in un suo rimorso.

Questo dà anche una motivazione profonda dell’aver giocato il tutto per tutto per non essere assente da un’altra situazione che lo coinvolgerà.  Una ragione intima e profonda che lo spingerà a tentare di alleviare i supplizi del fratello in prigione.

 

Le radici dell’infamia

L’eccezionale persistente clamore derivato da un tale scombiccherato “teorema” che copre d’infamia un uomo fino ad allora universalmente rispettato,  ha però trovato un terreno fertile.  (Vedere “Press Review” e la collezione  marzo 1996-gennaio 2006).

Si è avuta una legittimazione a priori degli accusatori da parte di persone che, conoscendolo bene, avrebbero potuto confutare le accuse;  sono seguite insinuazioni e dichiarazioni su un Silone preda dei rimorsi e schizofrenico.  Questo ha fornito un appiglio a Biocca, Canali, Leake ed altri  per dare un senso di pazzia e di malvagità alle accuse altrimenti non plausibili di un Silone spia fin dalla prima gioventù e  colpevole anche della morte del fratello.

Soprattutto, però,  l’Italia è l’unico paese europeo che vanta la storia della distruzione e scomparsa del socialismo democratico e la criminalizzazione dei suoi esponenti.  L’Italia,  l’unico paese europeo che ha avuto sia il fascismo che il più forte partito comunista di tutto l’occidente,  oggi vanta la perdurante e rilevante presenza organizzata di ex-fascisti ed ex-comunisti nostalgici del leninismo-stalinismo.

Purtroppo la denigrazione di Silone ha avuto una credibilità, una fioritura favorevole negli Stati Uniti e in generale nel mondo anglosassone.

Forse che si è ritenuto che la difesa fosse inutile visto che le accuse erano avallate da chi poteva vantare una cultura anglosassone?

 

Silone figura potente

Silone, per la sua critica agli apparati partitici ed ecclesiastici,  per il suo militante antitotalitarismo,  per  la sua critica al capitalismo selvaggio, per la sua religiosità cristiana eretico-utopistica alla Gioacchino da Fiore,  è paradigma dell’intellettuale libero e solidale:  Silone è  una figura potente che disturba tante persone. (Vedere “Le opere” e  gli scritti politici e morali).

La sua visione, espressione culturale di un socialismo democratico, non autoritario, non violento è per molti versi anticipatrice e fa di Silone una figura di riferimento, un’icona di pregnanza mondiale per tutta l’area progressista.

 

Simul stabunt simul cadent

Silone infamato come spia,  preda di una doppiezza patologica e mostruosa,  è un colpo mortale al Silone scrittore, dacchè Silone è uno scrittore morale.  Questi sfregi a Silone distruggono inevitabilmente il valore di Silone come scrittore:    Simul stabunt simul cadent.

Oggi Silone non viene più citato né tra i grandi intellettuali antitotalitari, né tra i grandi scrittori del Novecento.

Non siamo lontani dal giorno in cui si arriverà ad istituire un altro “processo al cadavere”, come quello indetto sulle spoglie di Papa Formoso.

Allora, era l’896,  Papa Formoso fu tradotto in giudizio dopo esser morto già da nove mesi, tolto dalla tomba,  rivestito  e messo a sedere sul trono.  Un diacono gli prestò la sua voce perché potesse difendersi dalle accuse di  insubordinazione e falsità che gli venivano mosse.

A chi volesse recarsi in Abruzzo per andare a dissotterrare Silone si fermi a guardare le montagne intorno a Pescina.  Al primo sguardo appaiono severe, impervie; in realtà osservate da vicino si rivelano ricche di erbe, colonie di piante e cespuglietti che affiorano fra i calcari.

Così era Silone, rimasto vivo nel ricordo, con l’alta persona, lo sguardo dolce e profondo e la superiore calma con cui in Italia sopportava l’ostracismo politico e letterario ma anche le malinconiche circostanze in cui si trovava a vivere, mentre esprimeva con forza e fermezza le sue idee, sempre le stesse, ripetute da sempre, nei discorsi, negli articoli, nei saggi, nelle opere letterarie.  Per lui “la parola sia si si, no no”.