In Svizzera, in esilio

In Svizzera, dove rimarrà per un quindicennio, Silone viene a contatto con una società più aperta ed evoluta, ricca di fermenti intellettuali, anche per la presenza di esuli di varie nazioni. A Zurigo,  importante centro della cultura europea e mondiale,  fa parte di ambienti letterari di formazione europea;  nella patria di C.G. Jung,  frequenta circoli della nascente psicoanalisi;  si unisce a gruppi di intellettuali esuli antifascisti e antinazisti con i quali progetta e realizza varie iniziative culturali a livello internazionale per continuare la sua azione antifascista e antitotalitaria nell’attività giornalistica e letteraria.   Fin dal 1933 con  Fontamara e poi in seguito  con gli altri libri dell’esilio, Silone diventa negli anni Trenta e Quaranta, con eminenti scrittori di altri paesi, tra cui Albert Camus, André Gide, Arthur Koestler, Thomas Mann, George Orwell, un simbolo dell’opposizione culturale europea ai dilaganti totalitarismi fascisti e comunisti.

Silone, scartato l’impegno partitico diretto, privilegia ormai l’attività di pubblicista e di romanziere con cui continua la lotta contro il fascismo. Attraverso il sentimento della nostalgia che, vissuto come esperienza di separazione e distanza  guarisce solo con il rimpatrio – viaggio iniziato peraltro con Fontamara – con i romanzi di Pietro Spina ritorna in Abruzzo per  testimoniare e continuare a lottare contro il fascismo di cui conosce le ingiustizie e le prevaricazioni avendole vissute  in prima persona  fino al giorno in cui era stato costretto a partire per l’esilio.  I luoghi sono gli stessi della sua infanzia e adolescenza, molti  personaggi sono quelli che ha incontrato negli anni della gioventù e della milizia politica, mentre il protagonista riflette i successivi stati d’animo dell’autore, dal tentativo di modificare la realtà arretrata e angusta del suo tempo, alla  militanza comunista totale, sino all’inizio della crisi verso l’attività politica professionale.

Le scelte fatte dai  suoi personaggi esprimono la  concezione di  un  socialismo libertario basato su radici cristiane.  Silone, che  giovanissimo aveva criticato la  Chiesa e se ne era allontanato per l’ostilità del clero verso le tematiche ed  i problemi della classe operaia e contadina, per poi abbandonarla definitivamente al momento di abbracciare il marxismo, ha conosciuto in Svizzera il socialismo cristiano propugnato da  Leonhard Ragaz, “il primo pensatore socialista religioso […] considerato quasi alla stregua di un anarchico”.  In Svizzera,  nel socialismo predicato da Ragaz,  Silone  ha visto che  due concezioni apparentemente contrastanti,  cristianesimo e  socialismo, si possono conciliare.