La mia esperienza non assomiglia a quella di nessun altro, disse un giorno Ignazio Silone a chi proponeva somiglianze tra la sua vita e quella di altri esuli del comunismo. Infatti, Silone, come altri, ha vissuto e riflettuto sulle esperienze politiche del secolo ventesimo, ma, a differenza di altri che si sono fermati alla critica dei modi, Silone, con eccezionale preveggenza, è andato oltre nelle analisi, anticipandone gli sviluppi. Silone è stato sempre in forte anticipo sui tempi: come quando, tra i fondatori del Partito comunista d’Italia, ha precocemente avvertito e contestato le degenerazioni dello stalinismo; e quando, in piena età della Terza Internazionale, ha rivalutato Proudhon e prefigurato il socialismo senza Marx.
Nel panorama politico e letterario italiano, e non solo, del Novecento, Silone occupa invero un posto eccezionale: dirigente del movimento operaio che lotta clandestinamente nell’Italia fascista e che, già negli anni Trenta, si avvede delle degenerazioni del comunismo sovietico e si impegna, negli scritti politici e nella narrativa, sul doppio fronte dell’antifascismo e dell’anticomunismo; romanziere, di fama internazionale, di quell’epopea novecentesca dei “cafoni” della Marsica, che è paradigma universale di lotte contadine perduranti nell’età industriale e della globalizzazione; organizzatore della resistenza socialista durante la seconda Guerra Mondiale e, quindi, esponente di primo piano del socialismo autonomistico italiano; intellettuale promotore, durante la Guerra Fredda, di iniziative internazionali per la libertà della cultura, costantemente teso a manifestare nelle opere letterarie, nei saggi, negli articoli, nei discorsi, il proprio peculiare messaggio socialista e libertario, a radice cristiana.
Ma non c’è solo l’esperienza diretta a connotare il Silone politico e letterato: la coerenza è l’elemento su cui ha improntato tutte le sue scelte. Ripercorrendo gli episodi salienti della sua vita, nel fitto intreccio tra le azioni e gli scritti, nella consonanza tra vita e opere, la vocazione politica e quella letteraria hanno costantemente in comune la difesa dei cafoni del mondo, da cui tutto ebbe inizio.