Un saggio di memorie politiche e personali – tratte da scritti sparsi tra il 1942 e il 1962 – in cui Silone, senza compiacimento né autocommiserazione e con estremo pudore, presenta i momenti capitali della sua vita. Quando parla del tempo passato e delle mete non raggiunte, lo fa senza acredine né accuse.
Pur lungi da una forma diaristica, si seguono le vicende che hanno fatto l’esistenza di Silone: l’infanzia; la casa; la madre e soprattutto il padre; l’adolescenza; il fratello; il collegio; la compassione per i più umili, che lo porta dopo il terremoto a ribellarsi per unire la sua sorte a quella dei contadini del paese e poi dei lavoratori in città; la rottura con la spiritualità cristiana per aderire all’idea marxista; il dolore per il distacco dal Partito comunista in cui aveva creduto, perché questo ha tradito i suoi fini e la causa popolare; l’esilio e la nostalgia; per finire con la sua peculiare analisi e ricetta politica di un socialismo libertario, radicato in certezze cristiane – quella stessa che è dispiegata negli scritti politici, storici e letterari.
Le vicende politiche e personali illustrate da Silone in Uscita di sicurezza non sono state né smentite né contestate da alcuno dei dirigenti del Partito comunista con cui sono state condivise.